La ghiacciaia e la "moia" a Scorzarolo: retaggi antichi


Fin dall'antichità le ghiacciaie hanno reso possibile la conservazione degli alimenti. In inverno le ghiacciaie venivano riempite di neve e di paglia.
  Perché proprio la paglia? La paglia serviva per isolare mentre il peso della neve, che col gelo diventava ghiaccio, serviva per compattare il tutto al fine da poter conservare gli alimenti durante la stagione estiva. A Scorzarolo, vecchio borgo abbandonato nelle vicinanze di Verolavecchia (BS), si trova una ghiacciaia in mezzo alla campagna, la quale probabilmente venne realizzata a servizio di due caseifici per la lavorazione nazionale dei latticini. 
La ghiacciaia abbandonata a Scorzarolo
Le ghiacciaie dette anche neviere sono solitamente di forma troncoconica a pianta circolare con pareti in muratura di laterizio (la ghiacciaia di Scorzarolo è in mattoni) e il soffitto a cupola. Spesso presentavano delle piccole finestre e una via d'ingresso per accedere all'interno. Questa struttura è profonda circa 4m.

Testimone silenziosa di gesti e coltivazioni oggi ormai scomparsi, la moia del lino di Scorzarolo (Verolavecchia, BS) è un antico manufatto in mattoni a vista che serviva per produrre tessili in lino. Si trova non molto distante dal monastero dei domenicani; si tratta di una vasca rettangolare dove si metteva a macerare il Lino e la Canapa con acqua corrente prima dell'effettiva lavorazione. La Canapa è la materia prima della produzione di carta, fibre tessili e corde. La moia era alimentata da un fosso d'acqua regolato da paratoie all'entrata e all'uscita ancora visibili al giorno d'oggi.

Vista della "moia"
La moia abbandonata a Scorzarolo

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