Palazzo Gambara: dei nobili al Municipio
L'esterno del palazzo |
Il complesso si
sviluppa su tre piani esteticamente diversi, in quanto edificati in epoche
storiche differenti. L’elegante primo
piano, considerato antica abitazione di Brunoro, è una porzione cinquecentesca
abbellita da 10 raffinate colonne in marmo bianco di Botticino, che sorreggono
delle arcate voltate ad arco a tutto sesto e una trabeazione decorata a
stucchi. Il corpo centrale, riconducibile al ‘600, è un piano nobile che
presenta una serie di colonne schiacciate.
Queste ultime, chiamate Lesene in quanto elementi decorativi e non
portanti, si alternano ad ampie finestre sormontate da frontoni triangolari a
linea spezzata. Il piano superiore, piccolo
in altezza, è del ‘700. Esso, tra una finestra e l’altra, mostra delle statue
che raffigurano figure umane maschili e femminili che, in gergo tecnico,
prendono rispettivamente il nome di cariatidi e telamoni. Il progetto architettonico iniziale di questo
importante sito fortificato, presentava l’entrata principale su quello che oggi
è il giardino retrostante. La facciata dell’edificio è rivolta verso l’attuale
piazza comunale; queste due aree sono separate da un fosso.
Entrando nella
struttura troviamo un ampio scalone dell’800, il quale conduce alle stanze del
municipio: l’ufficio anagrafe, la segreteria, gli uffici urbanistici, l’ufficio
del sindaco, la sala delle riunioni e la sala del consiglio comunale. L’idea iniziale prevedeva la presenza di ben
27 colonne sempre in marmo bianco di Botticino, ma non venne portata a termine;
l’intento dei due fratelli era infatti quello di costruire un palazzo alto e
significativo, per dimostrare la loro autorità.
STEMMI
Emblemi
della famiglia sono il gambero di fiume e l’aquila. Nella struttura vi sono due
tipologie di aquila che differiscono anche per valore: l’aquila a una testa
(detta monocipite) del cinquecento, consacrata per fedeltà al Sacro Romano
Impero e l’aquila a due teste (detta bicipite),
riconducibile a due date: 1538 (quando l'imperatore Carlo V assegna loro
un riconoscimento) e 1578 (quando i Gambara giurano fedeltà, servizio,
attenzione alla Repubblica Veneziana).
GALLERIA
Al secondo piano, nella
galleria cinquecentesca, sono affissi gli affreschi staccati per
consentire i lavori per l'ascensore.
Essi sono riconducibili ad alcuni artisti della scuola del pittore parmense
Trotti. Una delle caratteristiche fondamentali è che presentano delle
abitazioni in stile nordeuropeo e navi simili a quelle vichinghe, questo perché
i Gambara avevano la possibilità di contattare non solo artisti locali come il
Tiepolo, ma anche stranieri.
Molto appariscente è
il soffitto interamente in legno e decorato con motivi geometrici.
LA BIBLIOTECA
Particolare di una delle pareti affrescate della biblioteca |
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