Cadignano e la bachicoltura: artigianato storico

Cadignano è una frazione di Verolanuova (paese in provincia di Brescia di 761 abitanti) caratterizzata da un territorio pianeggiante solcato dai percorsi dello Strone e della roggia (canale artificiale) Fiumazzo. Abbiamo avuto la possibilità di visitare questo piccolo quanto folcloristico centro al momento del pranzo. La Cascina della famiglia Tirelli-Merlini è stata il nostro riparo, luogo ludico e di interesse culturale; entrare nelle sue stalle e vedere gli animali che ospita ci ha permesso di scoprire una realtà contadina ormai dimenticata dal nostro immaginario collettivo.
La signora Antonia ci ha raccontato della sua esperienza di vita nei campi della pianura Padana, negli anni a cavallo delle due guerre mondiali, facendo un particolare accenno alla pratica della bachicoltura, particolarmente diffusa a quei tempi.

La bachicoltura
Silenziosa presenza nelle vicende letterarie più conosciute, legata alla figura di Lorenzo Tramaglino ne ‘I Promessi Sposi’ o protagonista assoluta nel breve romanzo ‘Seta’ Di Alessandro Baricco, la seta è un tessuto affascinante legato a un passato colorato e lontano. La bachicoltura comincia ad essere praticata in Cina, probabilmente già nel VII millennio a.C. La leggenda vuole che la sua nascita sia legata alla moglie dell'imperatore Huang Di: fu lei che si accorse del filamento serico, dopo che un bozzolo le era caduto accidentalmente nella tazza di bollente. Per millenni fu un procedimento tenuto segreto, in modo da poter mantenere il monopolio cinese della produzione della seta.
In Europa la conoscenza della sericoltura è giunta solo intorno al 550, attraverso l'Impero bizantino; la leggenda dice che monaci agli ordini dell'imperatore Giustiniano furono i primi a portare a Costantinopoli alcune uova di baco da seta nascoste nel cavo di alcune canne. Dal XII secolo l’Italia fu la maggior produttrice europea di seta. L'allevamento dei bachi fu un importante supporto all'economia agricola e alla produzione e al commercio di tessuti. Con la rivoluzione industriale la bachicoltura ebbe un grande sviluppo, soprattutto nel nord Italia, per fornire le nascenti filande industriali di materia prima.
La produzione di bozzoli in Italia cominciò a declinare nel periodo tra le due guerre mondiali fino a scomparire dopo l'ultima, a causa di due fattori: la produzione di fibre sintetiche e il cambiamento dell'organizzazione agricola, dove l'allevamento dei bachi era affidato ai singoli contadini e mezzadri, soprattutto alle donne e ai bambini. Con l'inurbamento e l'industrializzazione la concorrenza estera divenne insostenibile. Oggi la bachicoltura in Italia è praticamente scomparsa, poche aziende allevano bachi per una piccola produzione artigianale di nicchia o come esempio didattico. Degna di segnalazione è la Sezione specializzata per la bachicoltura di Padova. 

 Il baco si nutre esclusivamente delle foglie dei gelsi, sempre più rade e scarse nelle nostre campagne. L'allevamento veniva curato nelle case dei contadini e le stanze adibite a questo scopo avevano finestre e fessure per garantire l'aerazione. Per contenere i bachi si costruivano graticci o intelaiature in legno con fondo in canne o tela, sovrapponibili per risparmiare spazio. I piccoli bachi nati dalle uova venivano messi sui graticci e alimentati con foglia fresca finemente trinciata, i letti venivano periodicamente ripuliti per evitare malattie al baco. In 27/28 giorni, passando attraverso quattro fasi, i bachi crescevano fino a diventare lunghi 7/8 centimetri ed insieme a loro cresceva la quantità di cibo necessaria e lo spazio occupato. La quantità di bozzoli da loro prodotta è di 35/40 kg. Da 100 kg di bozzoli si ricavano 20/25 kg di seta cruda e 15 kg di scarti e residui della lavorazione.
La signora Antonia Benedetti racconta della sua esperienza con la bachicoltura

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